martedì 6 maggio 2008

Angola, l'esperienza che non ti aspetti.


Se dovessi trovare una sola parola per descrivere la mia prima impressione quando sono arrivato a Luanda, forse potrei usare "incredibile", ma richierei di essere scontato. Già dall'aereo ti accorgi che non è una vista usuale, perchè la sensazione che la laggiù la vita abbia un altro sapore è ben chiara anche dall'alto. Quelle anime che si inseguono a migliaia, confuse tra le case, le baracche, il traffico caoticamente regolare e la terra rossa che incornicia tutto, sembrano essere innumerabili.

Luanda ha la strana caratteristica di essere metropoli e villaggio allo stesso tempo, perchè in se si mischiano essenze diametralmente opposte. Eppure non ti meraviglia vedere grattacieli accanto alle casupole, strade polverose con ai lati negozi di cellulari. In mezzo, tra le auto e i pulmini bianco celesti, venditori di "tutto" rischiano la vita per sussurrare tra i finestrini aperti dei passanti le loro offerte del giorno. Sui marciapiedi spuntano le donne "portatrici", figure caratteristiche di quasi tutti i paesi africani: sulla testa, adagiate su delle stoffe che fanno da base, portano delle ceste piene di generi alimentari, pane, cereali, arachidi, tuberi strani che somigliano a patate allungate. Vederle scorrere tra le strade è "pittoresco", ma da il senso di come stanno le cose da queste parti.

Non fa piacere accorgersi che le condizioni igieniche sono sconvolgenti, ad esempio, molte strade sono senza asfalto e in mezzo scorrono rivoli di acqua "fognante", tra contorni di immondizia e bancarelle. L'acqua non è potabile e gli odori che circondano le case non sono sempre "delicati", ma d'altra parte non credo sia una delle priorità di questa gente la pulizia dei quartieri.

Se ci si sforza di guardare oltre, però, agli occhi appare una civiltà che sta tentando di venir fuori, che si sforza di essere occidentale, con tutto quello che di positivo e negativo comporta questo sforzo. Ad esempio, la sera di S. Valentino, tra le strade martoriate, con le poche luci pubbliche ad illuminare, decine di coppiette passeggiavano mano nella mano e sulle bancarelle ai lati della strada, venditori improvvisati, offrivano gadgets a forma di cuore agli innamorati. Su altri banchetti, delle donne con vistosi copricapi, preparavano su piani di cottura di fortuna, pietanze "indigene", miste fra il fritto di pesce e l'arrosto di carne. Il profumo era davvero molto buono ma non ho idea del sapore.

Insomma, come in ogni altro angolo del mondo, si confondono le vite e i loro umori, ma un fascino strano, ancestrale e profondo, viene emanato da questa terra, che sa eprimere una bellezza mozzafiato quando si scende verso Sud, verso la Namibia, dove coste con scogliere a picco sul mare, espongono di tanto in tanto dei fari bianchi in stile portoghese, a guardia dei naviganti dell'oceano Atlantico.

La mia è un'esperienza forte e meravigliosa che spero continui ancora per un po', giusto il tempo di imparare ancora meglio che le cose, a volte, sono meravigliose anche se semplicemente diverse.